Le abitudini mentali sono meccanismi
automatici della mente.
Consistono in pensieri , immagini mentali, di cui spesso non
siamo consapevoli e in cui la mente resta incastrata o da cui si fa trascinare. Possono creare una distorsione della realtà, distrarci da ciò che sta
realmente accadendo e da ciò che è importante impedendoci di vivere appieno il
momento presente e di riconoscerlo per ciò che è, di osservare le cose così
come sono e non in base a quell’immagine mentale o quel pensiero spesso non reali.
E’ importante riconoscere quali sono le
abitudini mentali predominanti e prenderne consapevolezza. Attraverso la
consapevolezza impariamo a riconoscerle nel momento in cui avvengono e a
correggerle.
Vi sono diverse abitudini mentali, qui di
seguito alcune.
· PENSIERI INTENSI: di solito derivano da
uno shock, da qualcosa di molto doloroso. Possono essere ossessivi e ripetitivi
e accompagnati da sensazioni fisiche sgradevoli . Quando uno di questi pensieri
intensi appare durante la meditazione o in altre circostanze è importante
cercare di osservare ciò che accade e ripetersi che, anche se basati su una
situazione realmente accaduta in passato, questi pensieri non sono di aiuto,
non sono reali e connessi con il momento presente, che spesso stiamo percependo
la situazione più intensa di ciò che è realmente.
Tornare
al corpo, sentire il corpo e il respiro può essere d’aiuto, il corpo è sempre
nel momento presente.
· SOGNI AD OCCHI APERTI: sono molto seduttivi.
Di solito cominciano con “se io avessi”, “se io fossi”, e finiscono nel film in
cui siamo gli attori, i direttori e i produttori. Nel film mentale la vita è
meravigliosa. Ogni cosa va in accordo con i propri piani e senza nessuna
interferenza.
Sognare
troppo ad occhi aperti causa frustrazione perché la realtà è sempre diversa da
ciò che immaginiamo.
E poi,
cos’è che può creare realmente più pace e serenità, che le cose vadano come
vogliamo o che impariamo ad accogliere e accettare che spesso non siamo noi a
controllare ciò che accade e che la vita può essere più saggia di noi dandoci
ciò di cui abbiamo realmente bisogno attraverso ciò che crediamo di non volere?
Non
sempre avere tutto ciò che “crediamo” di volere apporta realmente
soddisfazione, pace e serenità.
Quando
ci accorgiamo che stiamo sognando ad occhi aperti torniamo al respiro e alla
realtà, al potenziale che c’è nel momento presente.
Ogni
momento ha il potenziale di offrirci qualcosa se siamo aperti ad accoglierla e
in cui noi possiamo offrire qualcosa o esprimere noi stessi, se non siamo nella
nostra mente a immaginare che le cose potrebbero essere migliori “se io
avessi”, “se io fossi” qualcosa di diverso da ciò che è.
· ANDARE NEL PASSATO: si può avere la
tendenza ad essere ossessionati da eventi passati, ricordare qualcosa di
doloroso che qualcuno ci ha detto o fatto. Ci si ripete la stessa storia
sentendosi sempre peggio. Poi ci si muove nel futuro per avere la rivincita
giocando con vari scenari “lei dirà così, io risponderò così”. Ma pianificare
la rivincita non è molto compassionevole.
Invece
di concentrarsi sull’aspetto negativo di una situazione possiamo trasformarla
in una possibilità di apprendimento chiedendoci cos’è che possiamo imparare da
ciò che è accaduto? Possiamo lasciare andare invece di riviverlo nel presente
ricreando dolore inutile?
Nel
negativo o nel positivo rivisitare il passato e andare nel futuro è una
tendenza predominante della mente. Quante volte siamo davvero concentrati sul
momento presente? Quante volte mentre mangiamo stiamo assaporando il cibo o
siamo altrove? Se nel mangiare ci concentriamo totalmente su ogni gesto e ogni
sapore ogni cosa ci sembrerà nuova e diversa.
Concentrarsi
pienamente sul cibo accorgendosi quando la mente è distratta o altrove, insieme
all’osservazione del respiro, può essere un utile esercizio per tornare al
momento presente.
· FABBRICARE STORIE: la mente ha spesso la
tendenza a fabbricare storie a partire da qualcosa di piccolo. Questa abitudine
è spesso causata da paura e insicurezza.
Ad
esempio: aspettiamo qualcuno che è in ritardo. Alle 9 pensiamo “ok, aspetterò
ancora un po’”. Alle 9:10 “non mi vuole bene”. Alle 9:20 “nessuno mi ama”. Alle
9:30 “odio il mondo!”.
Quando
la persona arriva con una buona ragione per essere in ritardo, possiamo essere
così delusi dalle nostre fabbricazioni, così nella nostra mente, da essere
irragionevoli.
Per
trarre delle conclusioni reali bisogna dare spazio alla realtà, se riconosciamo
che siamo intrappolati nella mente cerchiamo di fare uno sforzo di apertura per
uscire dalla nostra bolla di amarezza e conclusioni negative, riconosciamo che
ognuno ha un suo modo di vivere e percepire che può essere diverso dal nostro,
diamo spazio agli altri di esprimersi, diamoci il tempo di digerire ciò che
accade e le informazioni che abbiamo raccolto e poi decidiamo come agire a
partire dalla calma non da una storia non reale. Permettiamoci anche di
esprimere la nostra insicurezza e le nostre paure riconoscendole senza
necessariamente seguirle e dando spazio anche agli altri di comprendere.
Apriamoci all’onestà nei rapporti con gli altri.
· SPECULAZIONE: consiste nel creare
elaborate costruzioni intellettuali.
Leggi
questo, senti quello, metti quest’idea, quella filosofia insieme e bingo! Hai
creato la migliore idea del secolo! Poi ti siedi a meditare ripetendo la tua
speculazione per paura di perdere la fantastica idea.
Bisogna
stare attenti a non perdersi in costruzioni.
Tornare
al respiro e all’esperienza del momento presente, a ciò che si sta realmente
sperimentando.
Se hai
avuto una buona intuizione rimane con te, non c’è bisogno di elaborarla
all’infinito.
· PINIFICARE: pianificare un viaggio, una
giornata, un appuntamento. Pianificare è utile, ma può diventare un’abitudine.
E’ tale quando ripensiamo ai piani centinaia di volte.
Pianificando,
e soprattutto rimuginando nella pianificazione, separiamo noi stessi dal momento
presente cercando di prevedere ciò che potrebbe accadere e eventuali cattive
sorprese. Ma la vita è imprevedibile!
Pianificare
un poco è utile, pianificare troppo è restrittivo e impedisce di avere fiducia
nella vita e in se stessi. Quando si presenta un problema spesso si presenta
anche la soluzione se siamo presenti per vederla e spesso è proprio
nell’imprevisto, nell’inaspettato che le cose acquistano magia.
Quando
in meditazione notiamo che stiamo pianificando, cerchiamo di tornare con
consapevolezza al respiro. Non c’è bisogno di pianificare per i prossimi 10-20
minuti, basta solo essere.
· GIUDICARE: giudicare se stessi o gli
altri, commentare invece di partecipare a ciò che sta accadendo.
Discriminare
può essere utile (discriminare il caldo dal freddo etc.), ma si può cadere
nell’ abitudine di giudicare.
Tornare
al respiro e all’autenticità del momento così com’è: caldo, freddo, piacevole,
non piacevole. Così com’è. Sentire le cose senza attaccamento alla qualità
delle cose.
· CALCOLARE: abitudine mentale a contare o
misurare. Ad esempio calcolare quanti soldi si hanno in banca, quanti vestiti
nell’armadio etc.
· PROCASTRINARE: Lamentarsi. “Mediterei meglio se la stanza fosse più
silenziosa, potrei diventare un meditatore migliore se l’istruttore fosse
migliore”, “quel posto era bello ma il cibo non era così buono come mi
aspettavo” etc.
Si può
riconoscere ciò che non funziona in una situazione e adoperarsi per
migliorarlo, ma spesso quando ci lamentiamo ci stiamo focalizzando su un solo
aspetto delle cose, su quello che consideriamo negativo in base a
un’aspettativa o un’immagine mentale non reale. Oppure stiamo in un qualche
modo opponendo della resistenza al momento presente o a un aspetto del momento
presente.
Ci
possiamo creare molta sofferenza o disagio nel non accettare le cose così come
sono.
Una
frase bellissima dice “Abbiamo molto più potere quando lavoriamo per la cosa
giusta che quando lottiamo (o ci lamentiamo!) contro la cosa sbagliata”.
· CONFRONTARSI: è un’abitudine mentale
spesso frutto di un condizionamento su come dovremmo essere, come crediamo che
ci vorrebbero la società, la nostra famiglia, gli altri. E’ spesso anche il
frutto della competizione creata nelle scuole, nel lavoro e nella società in
generale che non generano altro che una scarsa autostima e non accettazione di
ciò che si è oltre che separazione tra le persone, l’esaltazione di alcune
qualità considerate “socialmente utili” e lo sminuimento di qualità
“socialmente non utili” .
L’ammirazione
o l’umiltà possono essere uno strumento se le trasformiamo in una possibilità
di imparare da qualcuno o da una situazione qualcosa che non sappiamo e
pensiamo possa esserci utili, ma non c’è bisogno di sminuirsi o credersi
migliori di qualcun altro.
Nell’essenza
siamo tutti uguali, non ci sono livelli, ma nella realtà pratica ogni persona è
un mondo, ogni persona ha un diverso punto di partenza, ogni persona ha
predisposizioni, capacità, attitudini diverse. Qualcosa che per qualcuno può
risultare fattibile con semplicità, per un’altra può richiedere più impegno,
risultare più complicata o addirittura impossibile e viceversa. Per una persona
normale uscire a fare la spesa può essere una passeggiata mentre per un cieco
può essere un’impresa, viceversa il cieco potrà percepire l’intensità di un
odore da un kilometro, mentre la persona vedente da solo pochi metri.
Ognuno
è nato in un contesto, con condizionamenti, vantaggi e svantaggi diversi, anche
quando sembra che non ci siano differenze.
Confrontarsi
è un’abitudine mentale che può creare separazione e sofferenza. Notiamo quando
consideriamo noi stessi o una situazione migliore o peggiore di qualcun altro
di un’altra situazione e ricordiamo l’unicità e la diversità delle persone e
delle situazioni per accoglierle e accettarle/accettarci così come sono/siamo.
Facciamo
dei passi per conoscere noi stessi e scoprire ciò che realmente ci apporta e di
cui siamo capaci, senza spingerci oltre i nostri limiti. E solo attraverso il
riconoscimento e l’accettazione dei propri limiti e la scoperta di noi stessi
che possiamo esprimerci o cambiare le cose, se davvero c’è motivo di farlo.
· PENSIERI PER TENERE LA MENTE OCCUPATA:
sono i più leggeri, sono pensieri meccanici. Si parte da una cosa e si passa ad
un’altra senza che vi sia una reale connessione.
Si può
passare il tempo facendo liste, pensare che cucinare per la cena, le prossime
vacanze, i vestiti che si hanno nell’armadio.
Di
solito non creano forti sensazioni o emozioni, mantengono solo la mente
occupata.
Mantenendo
la mente occupata non diamo spazio e ci precludiamo la possibilità di vivere e
accogliere ciò che accade nel momento presente.
Notiamo
quando questi pensieri sono presenti e, senza giudizio, torniamo a
concentrarci.
Quando è presente un’abitudine mentale la notiamo, la riconosciamo senza analizzarla, senza analizzare il pensiero nello specifico, nonostante spesso ci appaia come “davvero importante”, e cerchiamo di connetterci con un oggetto di concentrazione, come può essere ad esempio l’osservazione del respiro che entra ed esce dal nostro corpo. Pian piano, se non gli diamo importanza, il pensiero o l’immagine mentale si calmerà sino a svanire, se la riconosciamo all’origine impediamo la proliferazione mentale che da forza alle abitudini mentali.
E’ importante non giudicare le proprie
abitudini mentali, ma con pazienza riconoscerle, prenderne consapevolezza.
Ricordare che queste abitudini mentali
sono comuni a tutti, ognuno con qualcuna più predominante. Riconoscere che
questi sono funzionamenti meccanici della mente condizionata ci aiuta a non
identificarci, a capire che non c’è qualcosa di sbagliato in noi.