Prima di lasciar andare le cose,
dovete portarle a un livello di perfetta coscienza. Lo scopo della meditazione
è permettere che il subconscio raggiunga la coscienza. Si permette alla
disperazione, alla paura, all’angoscia, alla repressione e alla rabbia di
diventare coscienti.
Molta gente tende a inseguire
ideali molto alti e si sente frustrata quando si accorge di non esserne
all’altezza, di non essere buona come dovrebbe, di non essere calma come
dovrebbe: tutti questi 'dovrebbe' o 'non dovrebbe'... Sentiamo il desiderio di
liberarci delle cose negative e questo desiderio ha una nobile giustificazione:
è senz'altro giusto eliminare cattivi pensieri, rabbia, e gelosia, perché una
brava persona ‘non dovrebbe provare cose tanto negative’. In tal modo nasce il
senso di colpa.
Riflettendo, portiamo a livello
di coscienza il desiderio di diventare quell’ideale e il desiderio di liberarci
di ciò che è negativo. Solo così possiamo 'lasciar andare', in modo che invece
di diventare una persona perfetta, lasciamo andare il desiderio di diventare
tali. Ciò che rimane è la mente pura. Non c’è bisogno di diventare una persona
perfetta perché è nella mente pura che la gente perfetta nasce e cessa.
E’ facile comprendere la
cessazione a livello intellettuale, ma realizzarla può essere
difficile poiché comporta lo stare con qualcosa che pensiamo di non poter
sopportare. Per esempio, quando cominciai a meditare, mi ero fatto l’idea che
la meditazione mi avrebbe reso più gentile e felice e mi aspettavo di
sperimentare stati mentali meravigliosi. Invece, mai nella mia vita provai
tanta rabbia e avversione come nei primi due mesi. Pensai: "E’ terribile,
la meditazione mi ha reso peggiore". Ma poi contemplai perché stavo
esprimendo tanto odio e avversione e realizzai che avevo trascorso gran parte
della mia vita scappando da quei sentimenti. Ero un lettore accanito, portavo
con me sempre dei libri. Ogni volta che sentivo paura o rabbia, prendevo un
libro e mi immergevo nella lettura; oppure fumavo o mangiavo qualcosa. Mi ero
fatto l’opinione di essere una persona gentile che non odia nessuno, per cui
reprimevo ogni sensazione di avversione o odio.
Per questo i primi mesi come
monaco furono molto difficili: cercavo sempre qualcosa con cui distrarmi,
poiché con la meditazione avevo cominciato ad affrontare tutto ciò che per anni
avevo cercato di dimenticare. Mi tornavano alla mente fatti dell’infanzia e
dell'adolescenza; poi quell’odio e quella rabbia diventarono così espliciti che
stavano per sommergermi. Qualcosa in me però mi diceva che dovevo sopportarli e
farli uscire allo scoperto. L’odio e la rabbia che avevo soppresso in trenta
anni si manifestarono in tutta la loro forza, poi furono come bruciati dalla
consapevolezza e cessarono: attraverso la meditazione stava avvenendo un processo
di purificazione.
Per permettere che questo
processo si realizzi, bisogna essere pronti a soffrire. Ecco perché sottolineo
l’importanza della pazienza. Dobbiamo aprire la mente alla sofferenza, perché
solo abbracciando la sofferenza, questa cessa. Quando soffriamo, fisicamente o
mentalmente, avviciniamoci a questa sofferenza, apriamoci completamente ad
essa, diamole il benvenuto, concentriamoci su di essa, lasciandola essere ciò
che è. Questo significa essere pazienti e sopportare il disagio di una certa
situazione. Piuttosto che sfuggire ai sentimenti di noia, di disperazione, di
dubbio, di paura, cerchiamo di sopportarli, perché solo comprendendoli,
cesseranno.
Se non permetteremo alle cose di
cessare, creeremo nuovo kamma, il quale a sua volta rinforzerà le
nostre abitudini. Abbiamo l'abitudine di attaccarci ad ogni cosa che sorge e a
lasciar proliferare i pensieri intorno ad esse, complicando in tal modo ogni
situazione. Continuiamo così a ripetere per tutta la vita lo stesso
atteggiamento; ma, inseguendo incessantemente i nostri desideri e le nostre
paure, non possiamo certo aspettarci la pace. Se invece contempliamo i desideri
e le paure, essi non ci inganneranno più; d’altronde dobbiamo conoscere ciò che
dobbiamo lasciar andare. Il desiderio e la paura devono essere conosciuti come
impermanenti, insoddisfacenti e senza un sé. Devono essere osservati e
penetrati in modo che la sofferenza che contengono venga bruciata.
E’ molto importante, a questo
punto, stabilire la differenza tra cessazione e annullamento –
cioè il desiderio che sorge nella mente di liberarsi di qualcosa. La cessazione
è la fine naturale di tutto ciò che sorge. Non è quindi un desiderio! Non è
qualcosa che si crea nella mente, ma è la fine di ciò che è cominciato, la
morte di ciò che è nato. Quindi, la cessazione non ha un ‘sé’ – non viene
dall’impulso di ‘doversi sbarazzare di qualcosa’, ma avviene quando noi
permettiamo che ciò che è sorto, cessi. Per farlo, si deve abbandonare la
brama, lasciarla andare! Abbandonare significa lasciar andare, non rifiutare o
cacciar via.
Con la cessazione,
sperimentate nirodha – cessazione, vuoto,
non-attaccamento. Nirodha è un’altra parola per Nibbana.
Quando avete lasciato andare una cosa e le avete permesso di cessare, allora
rimane solo la pace.
Potete sperimentare questo genere
di pace nella meditazione. Quando lasciate andare il desiderio, ciò che rimane
nella mente è una gran pace; ed è una vera pace, la non-morte. Conoscendo le
cose 'così come sono', realizzate nirodha sacca, la Verità della
Cessazione, in cui non c’è un sé, ma solo consapevolezza e chiarezza. La vera
beatitudine è questa consapevolezza tranquilla e trascendente.
Se non lasciamo andare
permettendo che avvenga la cessazione, rischieremo di partire da assunti che
noi stessi ci costruiamo, senza neanche sapere ciò che stiamo realmente
facendo.
Talvolta, solo con la meditazione
cominciamo a capire come la paura o la mancanza di fiducia in sé, nascano da
esperienze vissute nell’infanzia. Ricordo che da ragazzo avevo un carissimo
amico che all’improvviso mi divenne ostile e mi respinse. Ne rimasi sconvolto
per mesi e la mia mente ne ricevette un’impressione indelebile. Solo attraverso
la meditazione realizzai come quel piccolo incidente avesse condizionato il mio
rapporto con gli altri; avevo sempre avuto una tremenda paura di essere
rifiutato, ma non ci avevo mai pensato, fino a quando non ne divenni
consapevole con la meditazione. La mente razionale sa che è ridicolo continuare
a pensare alle tragedie dell’infanzia. Ma se queste continuano a irrompere
nella coscienza anche da adulti, vuol dire che cercano di dirvi qualcosa circa
gli assunti e i pregiudizi su cui avete costruito la vostra personalità.
Quando, durante la meditazione,
sentite sorgere ricordi ossessivi, non cercate di reprimerli, ma accettateli
pienamente nella coscienza, e poi lasciateli andare. Se vi riempite la giornata
in modo da evitare di pensarci, le probabilità per essi di arrivare alla
coscienza sono minime. Vi impegnate in un'infinità di cose, vi tenete occupati,
in modo che queste ansietà e queste paure senza nome non diventino mai consce.
Ma che succede invece quando lasciate andare? Quell’ossessione, quel desiderio
si muove – e si muove verso la cessazione. Finisce. E allora avrete l’intuizione
della cessazione del desiderio. Infatti il terzo aspetto della Terza Nobile
Verità è: "Si è realizzata la cessazione".
Ecco perché andiamo ricercare delle testimonianze che ci permettano di non dover intervenire sul nostro carattere. La nostra cultura sarà il supporto alle mancanze della compassione e della carità, perché ci permette di idealizzare la realizzazione della carità e della compassione, tutto questo ci riallaccia al reame dell'ignoranza perché preferiamo ignorare la sofferenza del prossimo. Abbiamo creato un'illusione che ci permette di sentirci in pace con noi stessi così possiamo giustificare il nostro non intervenire perché è molto più importante il sapere dell'essere. Viaggiando nel reame dell'ipocrisia possiamo giustificare la non volontà di intervenire perché e troppo difficile accettare di essere perché implica la rinuncia del attaccamento preferiamo viaggiare in questa eternità per centinaia e centinaia di eoni giustificandoci dando la responsabilità al karma.
RispondiEliminaLasciar sorgere le cose...... di Ajahn Sumedho. E' un insegnamento molto ricco. Stratificato. Per quanto mi riguarda, sento il bisogno di rileggerlo. Meditarlo punto per punto. Ed osservare cosa sorge, cosa emerge nella mia esperienza. E' una "perla" che ricevo nella luce del cuore della notte. Un profondo ringraziamento.
RispondiEliminaGrande Ajahn Sumedho
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