Lutirano, Toscana |
"Avete la
sensazione profonda di aver trovato la strada giusta? Allora seguitela senza
chiedere l'opinione di nessuno. Se volete assolutamente porre delle domande,
ponetele alla vostra anima, al vostro spirito, al vostro dio interiore. Ogni
volta che interrogate il principio interiore che è in voi, ricevete una
risposta."
Questa frase mi
fa venire in mente un'intensa giornata.
Ero in una zona
selvaggia e bellissima del centro Italia decisa a fare una passeggiata verso un
eremo immerso nelle colline, non so perché quel posto mi chiamava. Già avevo
visto delle indicazioni e intuivo quale era la strada, ma per essere certa
chiesi al proprietario di un Bed & Breackfast li nei paraggi che mi disse
"E' lontanissimo. Guarda, vai per quest'altro cammino, anche li è molto
bello" e mi indicò la strada. Mi dissi che avrei potuto rinunciare all'eremo
se c'era un altro cammino più bello e interessante, così mi avviai per la
strada che mi aveva indicato che, oltretutto, sembrava più semplice rispetto
alla salita che si prospettava per raggiungere l’eremo.
L'entusiasmo
iniziale andò scemando man mano che camminavo, cominciai a pensare che non era
quella la strada che sentivo di fare, in più quel cammino all'apparenza più
semplice e quel paesaggio non mi trasmettevano nulla. Sempre meno convinta di
camminare, ad un certo punto arrivai davanti un cartello che segnalava che ci
si stava addentrando in una zona di addestramento cani con arma da fuoco, lo
sentii come una conferma che non era quello il mio cammino. Così tornai
indietro convinta di andare la dove sentivo sin dall'inizio. Sorpassai il B&B
questa volta senza fermarmi ne chiedere, e mi diressi cammino all'eremo.
In un piccolo
paesino mi fermai in un negozietto per comprare qualcosa da mangiare e per
essere certa di essere sul cammino giusto chiesi conferma alla proprietaria del
negozio che mi rispose "Il cammino è corretto, però è molto lontano,
inoltre il tragitto per raggiungere l'eremo sarà pieno di fango!". La
ringraziai, ma decisi che questa volta non mi sarei lasciata condizionare, così
proseguii.
Più camminavo,
più sentivo di essere sul mio cammino, tutto mi dava la sensazione di fluire.
La piccola chiesetta sempre chiusa che invece era aperta, i cerbiatti che non
lontano da me saltavano per i campi, la splendida giornata di sole nel mezzo di
dicembre, tutto fluiva con dolcezza. Il sentiero, che sino a quel momento era
stato parallelo alla stradina per le macchine, cominciò ad inoltrarsi nella
montagna. Sentii di cominciare realmente ad addentrarmi in una natura
incontaminata e quasi quel silenzio cominciò a farmi paura. Iniziai a pensare
che avrebbe potuto avvicinarsi qualche animale pericoloso, ero sola e senza la
possibilità di contattare qualcuno in caso di emergenza. La mia mente cominciò
a creare immagini non reali e fantasie, quando nel presente che stavo
sperimentando non stava accadendo nulla.
Mentre salivo
quasi tremante avvolta nella mia nube di paure immaginarie, vidi una macchia di
sangue sul suolo, diventai nervosa dicendomi che non era necessario sfidarmi,
che quello era abbastanza per farmi tornare indietro. Qualcosa che, per una
mente lucida, poteva rappresentare una sciocchezza, per la mia mente
condizionata da ansia e paure, diventò un dramma. Non ci pensai due volte che
voltai le spalle e scesi rapidamente quasi con rabbia. Quella giornata
splendida terminava così.
In realtà ero
arrabbiata con me stessa. Mi fermai la dove il sentiero ritornava sulla
stradina per le macchine e mi sedetti sul suolo, quasi avevo corso, così presi
un momento per raccogliere le idee e ascoltare ciò che provavo. Sentii la mia
paura e le sensazioni che comportava, mi analizzai cercando di rimanere
connessa al presente e calmarmi, lasciando che le cose fluissero. Quando mi
calmai dal profondo di me stessa uscì una sorta di comando interiore "non
lasciare che la paura ti impedisca di fare ciò che realmente senti di
fare". D'istinto mi rialzai e ritornai a salire. Raccolsi un bastone che
mi fece sentire più protetta e con passo rapido camminai decisa a raggiungere
l'eremo.
Potevo sentire
il battito del mio cuore e il respiro che si faceva sempre più intenso, il
tutto mi riconnetteva a me stessa. Superai la macchia di sangue senza curarmene
e mi inoltrai sempre di più nella natura. Il paesaggio si faceva sempre più
intenso ed io mi sentivo sempre più in sintonia con tutto ciò che mi
circondava. La paura era ancora presente, ma ora come una voce di sottofondo
necessaria solo a mantenermi all'allerta nel caso in cui qualche pericolo si
fosse realmente presentato, e non come un prodotto di illusioni della mia mente
la cui sola funzione è quella di paralizzare.
Trovai ad un
certo punto il fango di cui mi aveva avvisato la proprietaria del negozietto di
alimentare, e proprio mentre lo stavo attraversando serenamente, passò una
macchina, mi sembrò strano per quella zona così isolata e di difficile accesso
a un'auto, lo stesso deve aver pensato lui di me perché si fermò. Ne
approfittai così per chiedergli quanto lontano fosse l'eremo, lui mi rispose
aggiungendo "il cammino è pieno di fango" e andò via. Sembrava che la
vita volesse mettere alla prova la mia determinazione. Mi fermai in mezzo al
fango titubante e feci qualche passo indietro quasi ad arrendermi, ma con passo
deciso tornai di nuovo a salire. Dovevo sperimentare per rendermi conto da sola
quanto potesse essere duro il cammino. Già varie volte mi ero resa conto che
ciò che poteva essere difficoltoso per qualcuno per me risultava semplice e
viceversa. Per quanto nell'essenza siamo tutti uguali, ognuno ha un modo
diverso per sperimentare e giungere alla verità. Mi rimase impressa una ragazza
che, alla fine di un corso di meditazione, mi disse "vedi come ognuno
sperimenta in modo diverso. A colazione o pranzo ci sono sul tavolo alcune
cose, il cibo è quello, uguale per tutti, ma ognuno lo mette nel piatto in modo
diverso, ognuno lo mescola diversamente e lo mangia in un diverso ordine, è
incredibile quante varianti diverse possono venir fuori dalle stesse
cose". Lo stesso vale nella vita, ognuno ha un suo modo di raggiungere la
verità o la pace che sono già dentro di noi, per questo è importante imparare
ad ascoltare la propria voce interiore, la voce del cuore, su questo dovrebbe
basarsi la pratica di ogni disciplina volta ad accrescere la consapevolezza,
sull'imparare a conoscere ed ascoltarsi oltre tutti i condizionamenti, e per
questo è necessario avere periodi di solitudine e contatto con la natura,
perchè la natura insegna solo osservandola, non ti dice ciò che giusto o
sbagliato, se una strada ci permette di esprime il nostro essere più profondo,
ci fa sentire pieni e vivi nonostante le difficoltà, allora quella è la strada
giusta per noi.
Continuai a
salire fino a giungere all’eremo immersa in un silenzio che mi permetteva di
ascoltare il suono di ogni passo, di ogni battito del mio cuore che accelerava
in salita, del respiro. Mi sembrava non ci fossero confini tra me e lo spazio
circostante.
Ogni passo sul
cammino all'eremo fu per me un insegnamento, è stato bello vedere come ognuno
di noi ha una percezione diversa delle distanze, delle cose belle, delle
difficoltà, e spesso non perché sperimenta, ma perché così gli è stato detto,
per cui lo da per vero. Una bellissima frase dice “ Rendiamo un servizio alla verità quando distinguiamo accuratamente
tra ciò che sappiamo per esperienza diretta e quanto crediamo essere vero”.
E' importante sperimentare in prima persona, arrivare alle conclusioni
basandoci sulla nostra esperienza, anche a volte accettando il consiglio o
l'insegnamento di qualcuno, ma solo sa abbiamo la sensazione che quella persona
abbia anch'essa sperimentato e raggiunto quelle conclusioni, quella pace e
quella consapevolezza che noi vogliamo apprendere. E' importante andare dentro
di noi ed ascoltarci, conoscerci. Se una voce si fa sempre più pressante,
spesso è la voce de cuore che, avvolta dalle barriere dei condizionamenti, fa
fatica a farsi ascoltare.
Quando sentii di
andare all'eremo, sentivo che era la cosa giusta per me in quel momento, ed è
normale avere paura, ma è importante non lasciarsi paralizzare e fare sempre di
più dei passi oltre la paura, perché quando facciamo ciò che sentiamo davvero,
la vita ci viene incontro per aiutarci e sostenerci.
Il cammino
all'eremo fu prezioso...e non trovai
altro fango oltre quel pezzo in cui mi trovavo quando passò la
macchina...l'eremo era lontano in chilometri, ma per me non lo è stato. Se
sentiamo di fare qualcosa, facciamola, e se ci capita di chiedere a qualcuno
perché abbiamo un dubbio, ve bene, però fidiamoci solo di chi ha sperimentato, di chi ha vissuto
sulla propria pelle ciò di cui parla, e non lasciamoci paralizzare, non solo
dalle nostre paure e percezioni, ma anche da quelle degli altri che non hanno
sperimentato e credono di sapere.
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